Medicina di genere
La Medicina di genere o Medicina genere-specifica si occupa delle differenze biologiche, sociali e culturali presenti nei due sessi, e del modo in cui influenzano lo stato di salute e di malattia di una persona. E questo rappresenta un punto d'interesse fondamentale per il Servizio sanitario nazionale in Italia. «La Medicina di genere è nata nel 1991 grazie alle osservazioni della dottoressa Bernadine Healy, cardiologa americana e direttrice degli NIH (National Institutes of Health), pubblicate in un editoriale sul “New England Journal of Medicine”», ci spiega Anna Maria Moretti, responsabile della Struttura delle malattie dell’apparato respiratorio all’Ospedale Santa Maria Gvm di Bari, e prima italiana presidente della Società internazionale di Medicina di genere. «Il lavoro di Healy, intitolato The Yentl syndrome – prosegue Moretti –, evidenziava nei due sessi una differente gestione della patologia coronarica, con un numero ridotto di interventi diagnostici e terapeutici effettuati sulle donne rispetto agli uomini, e con un conseguente approccio clinico-terapeutico diverso». Le prime considerazioni in tale settore sono state, dunque, di tipo cardiologico. Oggi le conoscenze sviluppate dalla Medicina di genere si sono evolute e riguardano numerosi ambiti delle patologie umane.
Msa. Nei Paesi industrializzati la differenza di aspettativa di vita, tra donne e uomini, quanto incide sullo sviluppo di patologie legate all'età avanzata?
Moretti. Le donne hanno un’aspettativa di vita più elevata rispetto agli uomini, ma è dimostrato che nel sesso femminile gli anni di sopravvivenza sono caratterizzati da un carico di disabilità molto più marcato. L’uomo ammalato muore più facilmente mentre la donna manifesta, nei suoi anni di sopravvivenza, una qualità di vita scadente sia in termini di salute che di «svantaggio» lavorativo (disoccupazione), economico e sociale.
In che modo una donna e un uomo sono diversi nella sensibilità alle malattie e alle rispettive cure?
Sono numerose le segnalazioni scientifiche relative a differenze di genere in numerosi ambiti patologici: pneumologia, ortopedia, reumatologia, diabete, malattie della tiroide, oncologia, ecc. E sono evidenti sia in termini di dati epidemiologici che di manifestazioni cliniche, prevenzione, risposta ai farmaci. Come dicevo, sono state descritte per la prima volta in ambito cardiovascolare, dove le malattie si palesano in modo diverso. Le manifestazioni cliniche dell’infarto nell’uomo sono caratterizzate da dolore precordiale, irradiato al braccio sinistro, mentre nella donna è presente il dolore prevalentemente in sede epigastrica, sottomandibolare, interscapolare.
Fumo, osteoporosi, depressione, malattie degenerative, diabete, tumori, covid si comportano allo stesso modo negli uomini e nelle donne?
Sia l’abitudine al fumo che le patologie da lei citate sono caratterizzate da significative differenze di genere. La tendenza a fumare è in incremento nel sesso femminile ormai da numerosi decenni. Ovvia conseguenza è l’aumento tra le donne di una prevalenza di patologie e mortalità per malattie fumo-correlate come bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), tumore polmonare, malattie cardiovascolari, malattie pediatriche, ecc. Ma anche altri fattori di rischio possono determinare malattie con caratteristiche di genere. Nel 15 % dei casi, la bpco si manifesta in soggetti che non hanno mai fumato, e l’ambiente e l’inquinamento sono fattori di rischio con maggiore possibilità di impatto sul sesso femminile. Anche il tumore polmonare può insorgere in pazienti che non hanno mai fumato, ma che riferiscono una significativa storia di esposizione ambientale dovuta alla professione o all’inquinamento. I trattamenti farmacologici per questa patologia hanno differente esito nei due sessi, con maggiori effetti collaterali in quello femminile. Per quanto riguarda l’osteoporosi, questa in Italia colpisce, in particolare, il sesso femminile con una prevalenza, al di sopra dei 50 anni, del 23 % nelle donne rispetto all’8 % negli uomini. Le fratture da fragilità, la cui incidenza aumenta progressivamente con l’età, sono circa 465 mila all’anno, e il 65 % di esse si manifesta nelle donne. L’osteoporosi e il conseguente aumento del rischio di fratture vengono studiati soprattutto nella donna, sebbene anche l’uomo, nella terza età, sviluppi osteoporosi e rischio di fratture, con un ritardo di 10 anni rispetto alla donna, e con una mortalità, dopo la frattura dell’anca, che supera quella della donna. Nonostante queste evidenze, la determinazione della densità minerale ossea (la densitometria ossea) e? testata quattro volte di meno nell’uomo, e la maggior parte dei farmaci per l’osteoporosi sono stati studiati solo nella donna e non sono attualmente prescrivibili agli uomini. Numerosi studi hanno poi evidenziato una prevalenza significativamente maggiore di depressione, disturbo d’ansia, disturbo di panico nel sesso femminile, a fronte di tassi maggiori di disturbi di personalità da uso di sostanze e di alcol nel genere maschile. Queste differenze si manifestano nelle donne con sintomi quali astenia, disturbi dell’alimentazione e, negli uomini, con apatia e isolamento sociale. Parlando poi dell’infezione da covid-19, questa ha colpito soprattutto il sesso maschile, con un livello di gravità più elevato. Nei maschi è stato documentato un più frequente ricovero in terapia intensiva con una più alta mortalità. Al contrario, il long-covid ha avuto un maggiore impatto sul sesso femminile. Secondo l’Istituto superiore di sanità italiano, i meccanismi biologici capaci di determinare tali differenze sono tre: una maggiore prevalenza dell’abitudine al fumo nel sesso maschile, una più spiccata tendenza delle donne a dedicare uno spazio importante della loro quotidianità all’igiene personale, una risposta immunitaria, sia innata che adattativa, più pronta ed efficace nelle donne rispetto agli uomini. Infine, nell’ambito dell’oncologia, sono descritte numerose differenze di genere, anche se nelle sperimentazioni cliniche le donne sono ancora sottorappresentate. Alcuni tumori possono manifestarsi in modi diversi nei due sessi. La dissimile immunità dell’uomo e della donna contribuisce alla diversa progressione del tumore e alla risposta alla terapia. L’efficacia dei farmaci chemioterapici cambia nei due sessi e il loro utilizzo condiziona eventi avversi differenti nell’uomo e nella donna.
In passato la sperimentazione dei farmaci si effettuava solo su animali o su esseri umani di sesso maschile. Poi che cos’è accaduto?
I farmaci sono stati studiati soprattutto su soggetti di sesso maschile. Una revisione bibliografica ha evidenziato come, in studi sperimentali di riferimento per numerose discipline specialistiche, la partecipazione del sesso femminile è stata in alcuni casi completamente assente, in altri sicuramente sottostimata. Eppure le donne consumano più farmaci rispetto agli uomini. Le donne manifestano inoltre più effetti collaterali rispetto agli uomini a causa della scarsa partecipazione ai protocolli di ricerca e alla conseguente impossibilità di documentare eventuali eventi avversi. Dal 2014, i National Institutes of Health americani hanno reso obbligatoria l’inclusione delle donne negli studi clinici e pre-clinici. È stato così possibile evidenziare numerose differenze sia a livello strutturale che a livello di alcuni meccanismi molecolari.
Si parla dell’impiego dell’intelligenza artificiale anche per cure, vaccini e farmaci più efficaci.
Le tecnologie incidono nel produrre significativi cambiamenti su tempi e spazi della salute, in particolare attraverso il monitoraggio continuo delle persone in tutti i momenti della loro vita: a casa, sul lavoro, nel tempo libero. L’esperienza della pandemia di covid-19 ha evidenziato l’importanza di poter contare su un adeguato impiego delle tecnologie più avanzate, su elevate competenze digitali, professionali e manageriali, su nuovi processi per l’erogazione delle prestazioni e delle cure, e su un più efficace collegamento tra ricerca, analisi dei dati, cure e programmazione sanitaria. La digitalizzazione e la Medicina di genere sono due tra i più importanti fattori sui quali si basa la modernizzazione del sistema sanitario e delle sue strutture.
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