Messina Denaro e la fede
«Caro direttore, un recente fatto di cronaca è diventato per me spunto di riflessione sulle verità ultime della fede. Alla notizia della morte del boss Messina Denaro un sacerdote ha celebrato una Messa in suo suffragio, così pure tre suore si sono recate a pregare presso la sua salma (ma sono state respinte). Il mio quesito è questo: un uomo che avrebbe detto “ho ammazzato così tante persone da dover fare un nuovo cimitero” e non solo non si è mai pentito, ma è morto in stato di incoscienza, ha beneficiato di tali suffragi e preghiere? La Messa di questo sacerdote e la preghiera delle suore è valida? Purtroppo sappiamo che l’inferno è senza ritorno ed è una condizione che l’uomo in vita ha scelto rinnegando Dio, il suo amore, la sua legge, il suo figlio Gesù Cristo».
Lettera firmata
In un pizzino trovato dai carabinieri dopo l’arresto di Messina Denaro si legge un suo testamento in cui scrive: «Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato. Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie. [...] Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. [...] Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità. Chi come oggi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità».
Queste parole esprimono un rifiuto verso la Chiesa e verso qualsiasi mediazione umana: il pretendere di arrangiarsi con Dio senza far riferimento agli altri. Possiamo chiederci: una chiusura così determinata verso il prossimo come può essere comunque aperta a Dio, dato che l’amore per Dio e per il prossimo vanno di pari passo? Difatti, «chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20).
Possiamo dunque affermare che Messina Denaro è all’inferno? No, questo non lo possiamo dire: solo Dio conosce fino in fondo il cuore degli esseri umani e desidera che i suoi figli, anche quelli più lontani da Lui, non si perdano. Anche nell’ora suprema lascia a noi la totale libertà di scegliere se pentirci e stare con Lui o se voltargli le spalle. Ma se la vita è stata sempre distante o contraria, una vita d’inferno appunto, non è per nulla scontato cambiare direzione all’ultimo momento. Dal momento che l’inferno è una condizione permanente, le preghiere non possono aiutare chi vi sia condannato. Ma noi non abbiamo e non avremo mai la certezza che una persona sia all’inferno: per questo, possiamo pregare per lei, seguendo quanto afferma la Scrittura: «Santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati» (2Mac 12,46).
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