17 Aprile 2022

«Pace a voi!»

Quella dell’amore è la via pasquale, percorribile sempre: mettere al centro la relazione con l’altro, la prossimità e la vicinanza… queste sono le parole della cura.
«Pace a voi!»

© Shuang Paul Wang / Getty Images

«Pace a voi!». Sono queste le prime parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli dopo la Risurrezione. Come risuonano oggi, nella nostra vita, nel nostro mondo segnato dal conflitto, dai toni aspri della contrapposizione ostinata, dalla violenza e dal risentimento? Forse ci sembrano un’utopia, qualcosa di non realizzabile qui e ora. 

Mi colpiva la testimonianza di un frate che si trova in Ucraina a contatto con le ferite inflitte dalla guerra, il quale sosteneva che era impossibile parlare di pace in questo momento: la pace ha bisogno di un percorso per realizzarsi. Anche nel Vangelo, la pace è frutto della Pasqua, che non è solo la Risurrezione del Signore, ma comprende il passaggio attraverso la passione e la morte. Sono ore drammatiche vissute da Gesù, che però rimane sempre nella relazione con il Padre e, anche nell’estrema sofferenza, continua a rivolgere il suo sguardo non tanto alle sue pene, ma verso chi incontra: le donne, i ladroni crocifissi, Maria e il discepolo…

In questa situazione, non sentiamo Gesù parlare di pace (l’ultima volta che lo fa, nel vangelo secondo Giovanni, è nei discorsi della cena con i discepoli): in mezzo a tutta questa contrarietà, non c’è veramente pace. Gesù non oppone all’odio e alla violenza la pace, ma piuttosto ama fino alla fine: e lo mostra nell’attenzione, nella dedizione totale, nel perdono. L’amore è disarmante, come ci mostra l’esperienza del centurione ai piedi della croce: colui che aveva condotto quell’uomo alla crocifissione, che forse aveva comandato le torture inflitte su di lui, rimane sorpreso dalla sua morte, riconoscendo in lui qualcosa di unico, inaspettato e inaudito.

Quella dell’amore è la via pasquale, la via percorribile sempre: mettere al centro la relazione con l’altro, la prossimità e la vicinanza… queste sono le parole della cura, che quando non vengono più adottate, ci portano distanti, fanno sorgere muri e separazioni che impediscono di vedere il volto del fratello. Cosa fare, allora, per recuperare l’umanità perduta? Prendersi il rischio della prossimità, a partire da chi ci è amico, per arrivare anche al nemico.

Data di aggiornamento: 17 Aprile 2022

1 comments

22 Aprile 2022
Caro Fra Massimiliano, complimenti per il Suo incarico di Direttore responsabile delle riviste. Io sono un’abbonata al Messaggero, che apprezzo tantissimo. Speriamo che Gesù faccia a noi il dono della pace, come ha giustamente scritto Lei, a partire dai rapporti con il nostro prossimo, con il nostro vicino o amico, “per arrivare anche al nemico”, anzi speriamo (e sforziamoci) di non avere nemici. Buon lavoro
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di rosaria

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