Passeggiando, in tandem

Riflessioni attorno al tandem, mezzo di trasporto ecologico e divertente, ideale metafora, ma anche emblema, di una proficua «relazione educativa».
25 Gennaio 2023 | di

«Passeggiando in bicicletta accanto a te / Pedalare senza fretta sentendoti vicina / Da che parte adesso siamo, indovina [...] / Prima freno e poi discendo [...]». Chi di voi non ha mai cantato, magari di domenica mattina, pedalando sotto il tiepido sole primaverile, questa dolcissima canzone di Riccardo Cocciante del 1982? È da ormai 200 anni – se escludiamo il prototipo a matita e carboncino di Leonardo Da Vinci – che la bicicletta si è rivelata il più ecologico dei mezzi di trasporto, colei che velocizza i nostri movimenti e ci aiuta persino a stare in forma. Perché, allora, non osservarla più da vicino? Per farlo, prendo spunto dalla bella iniziativa che la comunità L’Arche-Arcobaleno ha organizzato per il suo ventennale lo scorso ottobre, un’esperienza di cicloviaggio, con partenza da Bologna e destinazione Roma. Al centro del percorso, un gruppo integrato di persone con e senza disabilità, che hanno usufruito di vari mezzi a pedalata assistita. Tra questi, quello che più mi ha incuriosito è stato senza dubbio il tandem: mi affascina infatti da sempre la sua meccanica, emblema ideale della «relazione educativa». Proviamo ora a smontarlo e a rimontarlo insieme.

Come funziona il tandem? Come fa a mettersi in movimento? Il guidatore, per cominciare, è il passeggero anteriore, il quale non solo comanda la direzione, ma anche i freni e il cambio. La trasmissione del moto, invece, avviene attraverso due assi, al contrario delle comuni biciclette. Il tandem, per funzionare, necessita quindi di una certa sincronizzazione tra i movimenti dei due ciclisti e, allo stesso tempo, di un grado di allenamento analogo per non creare disparità nella percezione dello sforzo. La sincronizzazione, si sa, non può che basarsi sulla profonda conoscenza dei limiti e delle risorse di chi sale sul mezzo e, per sua natura, porta alla valorizzazione delle abilità del passeggero, il quale non è affatto trasportato ma è attivo e ha delle responsabilità. La responsabilità, per esempio, di rendere più sostenibile la fatica ma anche di mantenere l’equilibrio nella dinamica relazionale. Questo significa che, se uno di questi elementi, sincronizzazione ed equilibrio, viene meno nel rapporto tra i due co-conduttori, il tandem non va avanti.

La relazione funziona proprio così, come un tandem co-condotto tra due persone diverse che desiderano raggiungere la stessa destinazione e per farlo insieme hanno bisogno di allenarsi, di ascoltarsi e, quando serve, di fermarsi. Dietro o davanti poco importa, nel tandem tutti hanno un ruolo, con medesimi pesi e responsabilità. Mantenere l’equilibrio, lo sappiamo, soprattutto quando si è in salita e la fatica comincia a farsi sentire, non è sempre facile ma se la percezione dello sforzo è la stessa tutto cambia. Che dire? Potrei andare avanti a lungo, tanti sono gli spunti e le sfumature che l’immagine di questa «diversamente bicicletta» ci regala. Per oggi mi fermo qui ma, aspettandovi alla prossima tappa con una bella borraccia in mano, sono proprio curioso di sapere... E voi, con chi andate in tandem? Scrivete a claudio@accaparlante.it o seguitemi sui miei profili Facebook e Instagram.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 25 Gennaio 2023
Lascia un commento che verrà pubblicato