Trump, go home!
Dopo la vittoria eclatante alle elezioni di novembre, il 20 gennaio scorso Donald Trump ha giurato come 47º presidente degli Stati Uniti. Già prima del suo insediamento alla Casa Bianca, il leader repubblicano aveva messo in chiaro che per riequilibrare il deficit commerciale avrebbe imposto dazi e tariffe a diversi partner, tra i quali Cina, Unione Europea, Canada e Messico. In particolare aveva proposto una tariffa del 25% sulle importazioni dai due Paesi limitrofi, sollevando preoccupazioni sull’immigrazione illegale e il traffico di droga. Una sovrattassa che poi Trump ha effettivamente annunciato per il 4 febbraio, salvo poi concordare con la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, e con il primo ministro canadese, Justin Trudeau, il rinvio di un mese, in cambio di misure di sicurezza rafforzate sia a nord che a sud dei confini degli Stati Uniti.
Con Ottawa, Trump è stato ancora più severo, minacciando addirittura l’annessione territoriale, dopo aver postato sui social, a più riprese, l’immagine di un Nord America a stelle e strisce, e dopo aver declassato il premier canadese al rango di governatore. Una provocazione grottesca e antistorica che la Comunità italo-canadese respinge in blocco, come emerge dalle autorevoli voci di alcuni leader che il «Messaggero di sant’Antonio-edizione italiana per l’estero» ha interpellato in esclusiva.
L’articolo integrale, di cui qui vi proponiamo una parte, si può leggere sul numero di marzo 2025 del mensile antoniano.
La possibilità di annettere il Canada agli Stati Uniti fu già ventilata nel 1775 e nel 1812, ma oggi «l’idea che il nostro Paese possa diventare il 51º Stato degli Usa – dice il senatore Tony Loffreda – è un’ipotesi irrealistica e contraria ai valori fondamentali che definiscono la nostra identità. Il Canada è una democrazia parlamentare forte e indipendente, con radici storiche che lo legano al Commonwealth e alla Monarchia costituzionale britannica. La nostra diversità culturale è una risorsa che ci contraddistingue e ci rende un esempio di coesistenza pacifica nel mondo. Come italo-canadesi, ci sentiamo profondamente legati alla nostra storia, alla cultura italiana e ai valori del nostro Paese adottivo. Ogni minaccia di annessione va respinta con fermezza».
A Loffreda fa eco la deputata federale Patricia Lattanzio: «Il deficit commerciale statunitense con il Canada è dovuto in gran parte alle importazioni di petrolio canadese a basso costo, essenziale per le raffinerie statunitensi. Inoltre, il Canada è da tempo un importante partner degli Stati Uniti, con prestiti, investimenti, servizi e turismo che compensano i presunti deficit commerciali. I canadesi non rinunceranno mai alla loro identità e ai valori che considerano fondamentali, come il bilinguismo, l’assistenza sanitaria pubblica, il multiculturalismo, le leggi restrittive sulle armi e un sistema di sicurezza sociale che non lascia indietro nessuno».
Secondo l’avvocata Anna Colarusso, presidente del Comites (Comitato degli italiani all’estero) di Montréal, «l’idea che il Canada diventi il 51º membro degli Stati Uniti non è sostenibile, in quanto comprometterebbe la sua sovranità, la sua identità culturale distintiva, il suo sistema politico, e metterebbe a rischio i suoi valori fondamentali. Mantenere l’indipendenza è essenziale per salvaguardare la ricchezza culturale, sociale e politica che rende il Canada unico».
«Sebbene i canadesi e gli americani siano stretti alleati e partner – osserva Roberto Colavecchio, presidente del Congresso nazionale degli italo-canadesi – i nostri valori, i sistemi di governance e lo stile di vita, in generale, sono diversi. In Canada poniamo l’accento sui benefici per la comunità, l’equità e l’inclusione. Per molti italo-canadesi, queste distinzioni sono ancora più marcate, poiché i legami con la nostra patria ancestrale spesso influenzano le nostre prospettive sull'importanza delle relazioni globali. La minaccia delle tariffe ci ricorda la necessità, per il Canada, di diversificare le proprie relazioni commerciali e di attuare strategie per distribuire le sue risorse naturali in tutto il mondo».
L’avvocata Maria R. Battaglia è presidente del Congresso nazionale degli italo-canadesi-regione Québec, e del Craic, organismo che riunisce oltre 80 associazioni della terza età sostiene che «il mosaico canadese permette alle diverse culture di convivere, lavorare insieme e prosperare, conservando le proprie tradizioni, culture e lingue. Questo rispetto reciproco è ciò che ci definisce come canadesi. Negli Stati Uniti, il modello del melting pot ha spesso portato alla rapida perdita delle radici culturali. In Canada, al contrario, le famiglie trasmettono il loro patrimonio culturale per generazioni, mantenendo vivo il legame con le proprie origini. Siamo fieri della nostra storia, cultura e indipendenza».
Secondo il professor Luca Sollai, docente di Storia alla UdeM (Università di Montréal) «l’eventuale annessione del Canada agli Stati Uniti con la forza equivarrebbe a un attacco contro un membro della Nato, condotto da un altro della membro Nato. Una cosa mai vista prima. In caso di guerra commerciale, la decisione ultima spetterebbe comunque al governo canadese».
Francesco Biondi Morra di Belforte, direttore generale della Ccic (Camera di commercio italiana in Canada) rileva che «in questo contesto di incertezza le relazioni commerciali dell’Italia con Paesi come il Canada rappresentano una garanzia di stabilità. Accordi come il Ceta tra Canada e Unione Europea o la “Roadmap Italia-Canada per una cooperazione rafforzata” offrono opportunità senza precedenti. Per questo 2025, la Ccic invita gli imprenditori a cogliere le opportunità economiche che riguardano Canada e Italia in settori come l’industria aerospaziale, le scienze della vita, la farmaceutica e le tecnologie verdi».
Molto severo, infine, il giudizio di Egidio Vincelli, presidente dell’Associazione Italo-Canadese del West Island: «Trump mira ad accrescere il controllo degli Stati Uniti sul resto del mondo per soddisfare le sue manie imperialiste. Gli immigrati che hanno scelto di vivere in Canada, come quelli che hanno scelto di vivere negli Usa, lo hanno fatto per sete di libertà di opinione, di religione e di pace, desiderosi di costruire un futuro migliore nel rispetto dei diritti e dei doveri caratterizzanti la società ospitante. Il Canada offre tutto questo, e merita il rispetto di tutto il pianeta, Stati Uniti inclusi, al di là di ogni smisurata mania di grandezza di un individuo che, seppur eletto dal popolo, sembra andare alla deriva con il suo approccio imperialista e oligarchico. Nessuna idea di grandezza è sostenibile nel tempo, se non è affiancata dall’uguaglianza tra i popoli. Ringrazio mio padre per aver scelto il Canada».