A proposito di cardinali
«Caro direttore, sono abbonato, da più di quarant’anni, al “Messaggero di sant’Antonio” che leggo sempre con piacere. Da un po’ di tempo mi è nata una curiosità. Ultimamente papa Francesco ha eletto una ventina di cardinali, nella stragrande maggioranza sudamericani. Mesi fa ha eletto altri cardinali tra cui il vescovo di Como. Città come Venezia, Torino e Milano non hanno il cardinale. La curiosità è la seguente: perché le citate città italiane non hanno ancora un cardinale?».
Lettera firmata
Negli ultimi tre concistori (30 settembre 2023, 27 agosto 2022 e 28 novembre 2020) il Papa ha creato 53 cardinali di cui 24 europei (14 italiani), 11 sudamericani, 3 nordamericani, 9 asiatici e 6 africani. Quindi, il continente più rappresentato è quello europeo; è vero, però, che le proporzioni sono cambiate: durante i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, i cardinali elettori (cioè quelli che hanno diritto a partecipare al conclave, avendo meno di 80 anni) provenienti dall’Europa erano circa la metà del totale, mentre ora sono poco meno del 40%. Dalla sua elezione a Pontefice, Francesco ha mantenuto stabile il numero dei cardinali elettori sudamericani (circa 15), mentre ha incrementato quello degli africani e degli asiatici (da una decina a una ventina per continente). Il ruolo dei cardinali è quello di aiutare il Papa nel suo ministero di vescovo di Roma per il bene di tutta la Chiesa, con la loro testimonianza e consiglio, anche grazie alla loro esperienza pastorale. Per questo è senza dubbio importante che la loro scelta venga fatta in modo da rappresentare le varie provenienze, dando la possibilità di portare le istanze e le prospettive dei luoghi da cui provengono.
Come puntualizzava il lettore, alcune sedi vescovili sono tradizionalmente cardinalizie, nel senso che chi viene nominato vescovo di quel luogo, viene anche creato cardinale. Molte di queste sedi si trovano in Europa, soprattutto in Italia: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Venezia e il Vicariato del Papa per la diocesi di Roma. Attualmente, solo tre di esse hanno il cardinale. A volte, si configura una situazione un po’ bizzarra: ad esempio, nella Conferenza episcopale lombarda il metropolita è l’arcivescovo di Milano, che attualmente non è cardinale, mentre il vescovo della diocesi suffraganea di Como lo è. In realtà, i ruoli sono chiari e quindi non c’è il rischio di «pestarsi i piedi».
Quali motivi ci possono essere per questo agire del Papa? Possiamo semplicemente osservare che papa Francesco non si è vincolato alla consuetudine (che non è un obbligo) delle sedi cardinalizie. Questo, forse, per privilegiare le sedi periferiche, desiderando dare più voce a chi solitamente non ne ha molta. Oppure si è mosso con l’attenzione rivolta soprattutto alla persona che sceglie, al di là del prestigio del luogo in cui si trova. In realtà, non lo sappiamo davvero, bisognerebbe chiederlo direttamente al Papa.
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