Con tutta la Grazia del mondo
Cominciare il nuovo anno con grazia. Grazia è una parola bellissima, in qualsiasi contesto la si usi. Viene dal latino gratus, che indica ciò che è piacevole per gli altri, che dà piacere alla vista e al sentimento. Porta gioia, migliora il mondo attraverso il suo essere, esserci. Da qui le tante espressioni: aver grazia, muoversi con grazia, è una persona piena di grazia. Ecco. «Piena di Grazia» è espressione che abita il cuore della nostra tradizione di preghiera. Nel Vangelo (Lc 1,28) l’espressione è in greco, ma è chiaro che l’Angelo non ha parlato in greco a Maria, per cui chi ha scritto ha cercato un’espressione per quanto possibile «parlante» e ha scelto un verbo, charitóo (favorire con generosità) e un tempo, il perfetto passivo (azione che continua nel presente), per cui chi legge capisca che «Maria piena di Grazia» significa avvolta da una grazia che la accompagna per sempre. Una compagnia del Signore che non viene meno in ogni giorno della vita. Mai più soli. Bellissimo.
La teologia dogmatica si è interessata di più all’aspetto, come dire, statico, ontologico del termine: «Chi è Maria? Quanto è come noi e quanto è diversa e unica?». Ma forse per noi la domanda più interessante è un’altra: «Come si vive, pieni di Grazia?». Perché la Grazia che conosce Maria è anche la nostra. Noi siamo pieni di Grazia, ciascuno nel proprio modo, ogni cristiano è pieno di grazia, Maria nel modo singolare della Madre di Dio, noi nel nostro modo di cristiani sempre irripetibili e diversi e amati anche noi con amore assoluto. Siamo pieni di Grazia e possiamo guardare pieni di speranza ai giorni che vengono. Concretamente, il primo passo è ricordarcene. Vediamo. Ad esempio, possiamo avere parole di grazia invece che di giudizio. Una buona disposizione verso le persone che incontriamo. È difficile? È impossibile? È inefficace? Servono leggi dure, severa repressione e grande forza e un potere più potente e feroce perché i crimini sono sempre più tremendi ed efferati? Difficile credere davvero che il regime più feroce sia anche quello più giusto e più capace di giustizia e pace.
E comunque noi, noi singoli, possiamo praticare ostinatamente la grazia nei nostri comportamenti e seminare il sospetto che questa pratica possa un poco alla volta smontare comportamenti egoisti e aggressivi. Come quando, a contatto di persone buone, desideriamo diventare buoni. Poi possiamo stare attenti a non scivolare e trovarci fuori dalla Grazia di Dio, altra espressione piena di sapere. Non è possibile, in senso teologico, essere fuori dalla Grazia di Dio, perché la Grazia è per tutti. Vuol dire esser fuori di sé, perdere il controllo, ma è interessante l’espressione, perché riconosce che essere nello stato di grazia vuol dire essere in sé, essere pienamente uomini e donne (di fede e di umanità). Bellissimo. E la Grazia di Dio, allora? Che cos’è? Intanto quel che conta è che c’è. È Dio con noi, la sua presenza, l’aiuto per poter non diventare mai servi della logica del mondo che ci vuole spaventati e reattivi. È l’assoluta bellezza di potersi sentire ogni giorno di questo nuovo anno compagni di Dio sulle strade del mondo. Malato, certo che è malato. Ma non perso, sconfitto, finito.
Poi c’è l’espressione simpatica che tutti conosciamo: «Troppa grazia, sant’Antonio!». Vuol dire aver avuto fin troppo di quel che abbiamo chiesto e non si sa bene a quale santo attribuirla. Le tradizioni non sono d’accordo: sant'Antonio Abate? Forse sant’Antonino Pirozzi, vescovo di Firenze? In ogni caso sant’Antonio di Padova è il Santo a cui tutto il mondo chiede grazie e quest’anno vien voglia di dirgli di non aver paura di abbondare. Il mondo ha bisogno di tutta la Grazia possibile.
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