Il bello di essere italiani!
Proviene dal mondo dell’informazione il nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra. Francesco Bongarrà è stato infatti per oltre vent’anni giornalista parlamentare dell’Ansa e ora metterà la sua esperienza al servizio della cultura italiana nel Regno Unito. Per i prossimi quattro anni avrà infatti il compito di promuovee e diffondere la lingua, l’arte, il design, la musica italiane in Gran Bretagna. E promette di farlo coinvolgendo la comunità italiana nelle attività dell’Istituto. Bongarrà è nato a Palermo, dove si è laureato in Giurisprudenza. Ha iniziato la sua carriera da giovanissimo, raccontando le stragi di mafia del 1992 per «L’Osservatore Romano», la «Reuters», il «Times» e la «BBC», e storie «altre» della sua Sicilia proprio per il nostro «Messaggero di sant’Antonio». Dopo gli studi universitari in Scozia, è stata la volta di Londra, dove ha collaborato con la redazione esteri del «Times» confrontandosi con dei mostri veri e propri del giornalismo tra i quali George Osborne e Michael Gove, oggi influenti ministri, in quello che Bongarrà definisce «un periodo meraviglioso ed esaltante» della sua carriera giornalistica.
Di casa oggi nella capitale britannica, si divide tra le lezioni di giornalismo all’Imperial College e la collaborazione con la Bayes, la Business School della City. Il suo eccellente curriculum, la padronanza di varie lingue, la rete di relazioni costruita nel tempo a Londra, la sua esperienza da comunicatore hanno convinto il nostro ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale a sceglierlo per questo importante ruolo. Al suo già brillante profilo professionale, Bongarrà unisce anche una cultura profonda e mai ostentata, e una vivacità intellettuale che lo rendono curioso e aperto, doti particolarmente adatte al ruolo che gli è stato affidato: rendere ancora più attrattiva l’immagine dell’Italia fuori dai confini. Siamo sicuri che affronterà questa nuova avventura con la stessa passione e dedizione che hanno contraddistinto la sua carriera di giornalista.
Msa. Come ha accolto la sua nomina a direttore dell’IIC di Londra?
Bongarrà. È stata la realizzazione di un sogno. Ho sempre desiderato fare qualcosa per il mio Paese nel modo che ritenevo potesse essere a me più congeniale. Il mio mestiere è quello di comunicare, e la cultura è un mondo che ho sempre guardato con rispetto, frequentandolo in punta di piedi e con l’atteggiamento di chi ha sempre qualcosa da imparare piuttosto che da insegnare. Il ruolo che io devo avere è quello di essere, in qualche maniera, il PR, il facilitatore della presenza della cultura italiana nel Regno Unito: un Paese che con l’Italia ha una storia d’amore, magari non dichiarata, ma sicuramente esistente. Gli inglesi ci amano, ma forse non sanno o non vogliono dircelo in maniera chiara. Ecco, nei prossimi quattro anni all’Istituto di Belgrave Square il mio compito è quello di svelare questa storia d’amore, di far capire agli inglesi che possono, devono amare la nostra cultura che è alla base anche della loro cultura. Non è un caso che delle 2.500 opere della National Gallery, circa 1.200 siano opere dell’arte italiana.
Quali iniziative avvierà all’Istituto?
Innanzitutto intendo coinvolgere sempre di più la grande comunità di italiani che vivono nel Regno Unito. Parliamo di 600 mila persone che stanno qui e coprono ruoli veramente importanti nella società, nel panorama culturale e in quello economico. Io dovrò fare di tutto affinché queste persone si sentano a casa loro quando frequentano l’Istituto. E per fare questo, posso avvalermi di una squadra straordinaria. Ma soprattutto intendo «uscire dal tempio», cioè far sì che la cultura italiana con il suo bello, con le sue tradizioni, con i suoi classici piatti tipici, esca dalle mura di questo bellissimo Istituto in cui ho il privilegio di lavorare, per raggiungere anche gli inglesi, che vorrei agganciare in tanti modi, dalla presentazione di libri, fino a ospitare dei talk con esponenti culturali e politici di Gran Bretagna e Italia.
Come intende rilanciare la lingua italiana nel Regno Unito?
L’italiano è il veicolo principale della nostra cultura. È la lingua dell’opera, del melodramma; è la lingua più bella del mondo probabilmente perché è la lingua più affine al suono, alla melodia, al canto. L’Istituto organizza dei corsi di lingua su cui investiremo sempre di più e meglio affinché la nostra lingua sia sempre più conosciuta e utilizzata dai tanti inglesi che, peraltro, tendono anche ad acquistare sempre più spesso case in cui vivere in Italia. Il lockdown determinato dal Covid ha fatto sì che molta gente, qui a Londra, scoprisse il bello di vivere all’italiana in Italia. La lingua è un passaggio fondamentale, per cui facendo conoscere la lingua aiutiamo questo processo.
Che cosa racconterà del nostro Paese?
Voglio raccontare il bello dell’Italia, il bello dell’essere italiano, il bello di essere nelle condizioni di vivere in un modo particolare basato su secoli di storia, di gusto, di ingegno. Se riuscirò a fare questo, soprattutto senza dimenticarmi il fatto che il pensiero italiano e l’arte italiana non si sono fermati con il Neoclassicismo, ma sono andati avanti e vanno avanti fino ad oggi con un pensiero originale e un’arte originale, allora avrò raggiunto il mio obiettivo.
Che ruolo avrà la biblioteca dell’IIC?
La biblioteca dedicata a Eugenio Montale con gli oltre 30 mila volumi è la raccolta di testi italiani più grande del Regno Unito. È un gioiello che voglio far diventare sempre più un punto d’incontro per gli italiani che vivono qui, e per gli stranieri che attraverso i nostri libri vogliono capirci, guardarci dentro ed essere capaci di stare con noi.
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