Parole di pace
Intere città rase al suolo, ospedali bombardati, migliaia di vittime civili e la minaccia di una terza guerra mondiale che incombe su tutti noi. Chissà quanti, negli ultimi tempi segnati dalle guerre (secondo il Clonflict index 2024 una persona su sei vive in un’area in cui vi è un conflitto attivo), scorrendo i titoli del tg o dei giornali, hanno imprecato contro l’ennesimo capo di stato, a loro avviso, «pazzo» o «assassino». Come se disumanizzarlo fosse la soluzione per mettere fine alle lotte e alla prevaricazione. «Se uso un linguaggio violento genero violenza. Senza contare che anche il più acerrimo nemico è una persona». A parlare davanti a una platea di giornalisti giunti a Padova per il corso di formazione organizzato dal «Messaggero di sant’Antonio» «Linguaggi di pace per una società riconciliata» è Bernardino Mason, obiettore e formatore sui temi della pace e della nonviolenza, cooperatore sociale nel campo dell’housing, nonché membro dell’associazione Pax Christi. Stanno per scoccare le 12 di sabato 15 giugno quando, nell’Aula Magna dell’Istituto Teologico Sant’Antonio Dottore, Mason, dopo gli interventi di Roberto Reale e Laura Nota, invita a riflettere sulle «Parole per un giornalismo non violento». Proprio dalle parole, infatti, secondo il relatore, bisogna partire per costruire la pace. «Posto che le parole non sono mai neutre o senza senso, ogni parola ci permette di costruire un’immagine, un immaginario, oltre che la via da percorrere».
Parafrasando il filosofo cinese (VI sec a.C.) Laozi, «Fai attenzione ai tuoi pensieri perché i tuoi pensieri diventano le tue parole. Fai attenzione alle tue parole perché le tue parole diventano le tue azioni. Fai attenzione alle tue azioni perché le tue azioni diventano le tue abitudini. Fai attenzione alle tue abitudini perché le tue abitudini diventano il tuo carattere. Fai attenzione al tuo carattere perché il tuo carattere diventa il tuo destino». Di questo avviso è anche Bernardino Mason che, infermiere in pensione, negli ultimi tempi si è speso anima e corpo per la causa della pace nel mondo (leggere per credere qui e qui gli articoli sul suo recente digiuno). «Agire in modo nonviolento significa anche sapere che i mezzi, gli strumenti, i processi delle nostre azioni devono sempre essere coerenti con gli obiettivi. Quindi è necessario che la pace si costruisca con strumenti pacifici, la giustizia con comportamenti onesti, la verità attraverso la costante affermazione della verità». Questo, però, non significa che per fare la pace vada evitato il conflitto. Al contrario, «per ragionare sulla pace dobbiamo entrare nella dimensione del conflitto, che è parte integrante e necessaria della realtà – continua Mason –. Il primo passo è riconoscerlo e imparare a gestirlo». Così da non venire risucchiati nella spirale della violenza e dell’odio cieco, che porta all’annientamento dell’altro, ma spesso anche di noi stessi.
La realtà è complessa. Lo è sempre stata e, in questi ultimi anni di crisi e conflitti, forse ancora di più. Mentre cerchiamo di leggerla, però, è importante non semplificarla ricorrendo a stereotipi. «Riconoscere l’umanità nella diversità è la chiave per costruire la pace, come pure riconoscersi una unità nella relazione con l’altro – continua ancora Mason –. La nonviolenza costringe le persone a confrontarsi», ad «agire il conflitto» e a risolverlo insieme. «Anziché costruire armi, costruiamo la pace costruendo relazioni». Perché, come ha scritto papa Francesco nel messaggio alla città di Verona, in occasione della sua visita lo scorso 18 maggio, la pace è «artigianale. Non la costruiscono solo i potenti con le loro scelte e i loro trattati internazionali, che restano scelte politiche quanto mai importanti e urgenti. La pace la costruiamo noi, nelle nostre case, in famiglia, tra vicini di casa, nei luoghi dove lavoriamo, nei quartieri dove abitiamo».
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!