Liberate la pace
Il missionario lombardo padre Gigi Maccalli ha vissuto l’esperienza del sequestro per opera degli jihadisti tra il 2018 e il 2020, esperienza che ha raccontato nel suo primo libro, Catene di libertà. Nel nuovo volume vengono presentate cinque tappe del suo percorso umano e spirituale, legate strettamente all’esperienza di prigionia. Un tempo molto difficile, nel quale vive una conversione profonda e dal quale emerge il grido: «Liberate la pace».
Il silenzio è il primo passaggio obbligato: la mancanza di parole, di relazioni, Dio che tace, che sembra averlo abbandonato. Eppure il silenzio è la condizione necessaria per ascoltare la Parola e perché essa si compia. È il grembo della preghiera, seconda tappa del libro: anche questo è un esercizio difficile, da rinnovare quando non si hanno più le ordinarie occasioni (come la lettura della Bibbia e la Messa) e che diventa fatto di lacrime, grida, domande per continuare a respirare vita e non sprofondare nell’angoscia. La terza tappa è segnata da una domanda: «Perché la sofferenza?», in particolare quella innocente. Non c’è risposta al mistero del male, se non quella che Dio stesso dà in Gesù Cristo, cioè di condividere il dolore nel presente. E allora la domanda si trasforma in «come posso vivere pienamente la mia vita in questa situazione?».
Nella solitudine del deserto, padre Gigi scopre che l’essenziale è la rete di relazioni umane che viviamo, di cui in quel momento egli è privato: in particolare sente la mancanza delle persone dei luoghi dove ha vissuto la sua missione e di tanti altri in Italia, che in quel momento continuano a pregare per lui. Le uniche relazioni che ha sono quelle con i suoi carcerieri che, anche se violenti, riconosce come fratelli, non nemici, ma semplicemente umani. Da qui comprende la necessità di disarmare la parola per disarmare il cuore e sviluppare gesti di pace nelle relazioni. Infine, questo tempo di prova porta a rinnovare l’immagine di Dio, che è altro rispetto alle nostre pretese di conoscerlo: con Gesù finisce la religione dei sacrifici, quanto l’uomo deve fare per meritarsi Dio, piuttosto egli ci presenta ciò che Dio fa per l’uomo, attendendo la sua libera risposta. Così si rivela come il Dio-con-noi, che sta con gli ultimi e gli scartati delle periferie, capace di incontrare ogni uomo.
In fondo, il libro cerca di rispondere all’invito dell’enciclica Fratelli tutti (n. 261): «Guardiamo la realtà con gli occhi delle vittime e ascoltiamo i loro racconti con cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace».
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