«Sarai con me»
«Caro direttore, sono un affezionato lettore, ho 87 anni e spesso vengo a Padova per motivi di salute. Il problema della morte mi tocca da vicino e vedo che sul “Messaggero” se ne parla; pertanto mi viene spontaneo rivolgerle una semplice ma importante domanda: dopo la morte, in paradiso (speriamo), potremo rivedere i nostri cari? Io ho moglie, tre figlie, quattro nipoti e questo pensiero mi turba molto. Ai funerali il sacerdote consola i familiari del defunto con parole che prospettano un ricongiungimento. Però, recentemente, un frate mi ha risposto: “No”, senza aggiungere alcuna spiegazione. Quale risposta può dare al mio interrogativo?».
Lettera firmata
Di quanto accadrà dopo la nostra morte non abbiamo esperienza diretta, ci affidiamo soprattutto alle pagine della Scrittura. Quello che vi troviamo non porta una descrizione fisica di un luogo, ma dice che saremo con Dio, insieme a Lui, che non vi sarà più sofferenza, né pianto. Inoltre, afferma che alla fine risorgeremo anche noi con Cristo: «Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). Il Vangelo attesta che Gesù è risorto con il suo corpo e si è fatto presente in mezzo ai suoi discepoli, addirittura mangiando con loro; questo pare indicare che anche noi, una volta risorti, saremo in tale situazione. Infatti, proprio il corpo è ciò che permette di entrare in relazione con gli altri: avendo un corpo potremo (forse) vedere, ascoltare, toccare, parlare. Dico forse perché non sappiamo davvero come sarà.
Così, ad esempio, si esprime san Paolo nella lettera ai Tessalonicesi: «Prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore» (1Ts 4,17-18). Al numero 1045, il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: «Coloro che saranno uniti a Cristo formeranno la comunità dei redenti, la “Città santa” di Dio (Ap 21,2), “la Sposa dell’Agnello” (Ap 21,9). Essa non sarà più ferita dal peccato, dalle impurità, dall’amor proprio, che distruggono o feriscono la comunità terrena degli uomini. La visione beatifica, nella quale Dio si manifesterà in modo inesauribile agli eletti, sarà sorgente perenne di gaudio, di pace e di reciproca comunione».
La prospettiva è di una piena comunione non solo con Dio, ma anche tra di noi! Sulla croce, al ladrone che supplica Gesù di ricordarsi di lui, egli risponde: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Se avesse detto «oggi sarai nel paradiso», potremmo pensare che la felicità dipenda dallo stare in quel luogo; ma dice «con me sarai», facendo così riferimento a una relazione, a un legame… e la gioia nasce proprio da questo. Ma allora, se Gesù sta per sempre insieme a questo ladrone in cielo pur avendolo conosciuto solo per poche ore, i nostri cari, con cui abbiamo vissuto tanta parte della nostra vita, non saranno forse con noi in paradiso?
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