Danzare con Dio
Il più noto è forse Davide che, assieme a tutta la casa d’Israele, danzava «davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, sistri e cimbali» (2Sam 6,5). Ma ci furono anche Miriam, sorella di Aronne, che «prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze» (Es 15,20) e Giuditta che «si mise in testa a tutto il popolo, guidando la danza di tutte le donne, mentre seguivano, armati, tutti gli uomini d’Israele, portando corone e inneggiando con le loro labbra» (Gdt 15,13). «Nella Bibbia la danza compare in diversi contesti, spesso come espressione di gioia, culto, vittoria o gratitudine a Dio», spiega suor Anna Nobili, fondatrice di Holy Dance, l’associazione che dal 2008 porta avanti il festoso e artistico connubio tra fede e danza.
Da cubista a suora
Nata a Milano nel 1970, suor Anna si avvicina per la prima volta al ballo a 10 anni, ma l’esperienza non è molto positiva: «Non mi piaceva soprattutto il fatto che avrei dovuto esibirmi. Ero timida, e infatti non andai allo spettacolo finale» confida. La passione però c’era, bruciava dentro di lei, e così, intorno ai 18 anni, si iscrive a un corso di danza funky jazz a Milano, tenuto da una famosa coreografa che nota la ragazza e la porta con sé: «Da lì a poco mi trovai a ballare in televisione, anche se in realtà ho ballato più da suora che da laica!».
Inizia così una vita divisa tra allenamenti e prove per la televisione e, di notte, discoteche, dove Anna si esibisce come cubista. «Ho avuto una gioventù sfrenata, sempre alla ricerca di un amore che nessuno poteva darmi», ricorda oggi suor Anna. Finché, nel 1993, ha quello che lei stessa definisce un «incontro travolgente» con Gesù Cristo, che le cambia la vita. Decide così di prendere i voti nella congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth.
Una conversione o una vocazione? «Tutte e due – riflette –, perché non c’è vocazione senza conversione. La conversione è non seguire gli idoli, ma servire solo Dio. La vocazione è legata al come seguire Dio e in quale tipo di vocazione, cioè la modalità». Ma nonostante l’abito religioso, il ballo rimane comunque nel cuore di suor Anna. Così, quando parte per le missioni, crea catechesi in danza per raccontare in tal modo ai bambini poveri i veri valori della vita: «Mi veniva naturale unire il mio amore per Lui con la mia danza», spiega.
Dopo aver preso i voti perpetui, monsignor Domenico Sigalini, allora vescovo di Palestrina (Roma), le chiede di avviare un corso di danza in diocesi: «Risposi entusiasta, anche se la mia intenzione non era insegnare ballo e basta, bensì unire quest’ultimo alla fede». L’idea ha successo e iniziano ad arrivare i primi allievi: subito due o tre bambini, poi gli adolescenti e, in poco tempo, sono trenta le persone che seguono gli insegnamenti della suora. Nasce così Holy Dance (letteralmente: danza sacra o santa), associazione di promozione sociale che unisce un serio cammino spirituale alla danza.
«Da noi, tutte le persone, dai 3 anni fino all’età anziana, vengono aiutate a scoprire la presenza del Padre nel proprio corpo, tempio di Dio, e quindi a prendere consapevolezza che noi andiamo a Dio con noi stessi nella nostra interezza, con le nostre emozioni e i nostri talenti». Il ballo diventa così uno strumento per celebrare Dio: «Non è solo una performance e un insieme di coreografie, ma è un essere a contatto con Dio attraverso un movimento personale libero e creativo» sottolinea suor Anna. Uno strumento per pregare Dio: «Preghiamo col corpo, lodiamo col corpo. Quando dico corpo, dico danza, anche con gesti semplici» insiste. Per annunciare Dio.
Evangelizzare danzando
Chi frequenta gli incontri della scuola di evangelizzazione fondata da suor Anna, infatti, si prepara ad annunciare la Parola con la danza: Holy Dance è una vera e propria compagnia di evangelizzazione, pronta a portare il Vangelo a tutti coloro che la chiamano, dalle carceri agli ospedali, passando per i teatri, le piazze e, ovviamente, le chiese. La danza diventa così narrazione visiva in movimento armonico e libero. Un linguaggio artistico che si fa portatore della Parola proprio come i dipinti nel passato: «E la nostra danza è questo che vuole raccontare, narrare, anzi, meglio dire drammatizzare, attraverso le emozioni dei personaggi che diventano catartici e talmente veri da portare lo spettatore a non essere più solo spettatore, ma protagonista del testo biblico, con i suoi sensi e le sue emozioni. La danza evangelizzata “guarisce” e libera sia chi la esegue sia chi la vede e la contempla. Essa oggi rappresenta per ciascuno di noi uno dei mezzi privilegiati per incontrare Dio con tutte le nostre potenzialità fisiche, psicologiche e spirituali».
Alla base della Holy Dance ci sono sette pilastri – «che poi nel tempo sono diventati otto e ne aggiungeremo un altro» chiosa la religiosa –, che rappresentano delle specie di linee guida per tutti coloro che aderiscono al progetto fede-danza promosso da suor Anna: corpo; preghiera; obbedienza; provvidenza; umiltà; comunione; danza di Risurrezione; Maria Regina della nostra danza e armonia del cosmo. «Sono le colonne della nostra carta fondativa – spiega la fondatrice –, preziose soprattutto per quei soci che desiderano andare più in profondità nella loro vita spirituale, sia per se stessi che per sentire di appartenere a Dio dentro un progetto serio nella Chiesa». Emblematica in tal senso è la danza di Risurrezione, un ballo che nasce da una vita nuova in Cristo.
Spesso la vita ci presenta situazioni difficili e ciò può spingerci ad «abbandonare il ballo», facendoci cadere nella disperazione, nella tristezza, nella solitudine o nella sensazione di «sentirsi bloccati» a causa della mancanza di perdono, a causa di un trauma subito, a causa del peccato che rende schiavi. «Ma tutto posso in colui che mi dà la forza», sottolinea ancora suor Anna. Chi danza in Cristo, infatti, si sente libero da tutto e da tutti e segue solo Gesù Risorto. La religiosa cita a proposito l’episodio evangelico in cui Maria Maddalena cerca, presso la tomba, Gesù morto, ma incontra Gesù vivo. «A lei viene chiesto di non rimanere in quel luogo buio, ma di andare oltre, di non amarlo più come prima, ma di cercare la novità di danza di vita che dovrà intraprendere. Non può più continuare come in passato. Ecco da dove nasce la nuova evangelizzazione: dentro la novità che porta la vittoria sulla morte. Allora la danza del ballerino sarà piena di grazia, di potenza che viene dall’alto. Perché noi crediamo che Cristo è risorto nel nostro corpo, mettendo a tacere le nostre passioni che derivano da una carne corrotta».
Corsi per tutti
L’associazione Holy Dance è aperta a chiunque sia interessato ad approfondire il legame tra fede e danza e a farsi testimone di questa evangelizzazione artistica: «Tutti si possono accostare al nostro progetto e vivere diverse realtà – conclude suo Anna Nobili –. Sono a disposizione, infatti, corsi di diverse tipologie, sia in presenza che online, per approfondire la spiritualità liturgica: i “deserti di gioia” rappresentati da ritiri in danza, che permettono di entrare meglio nella Parola di Dio attraverso il movimento libero, creativo e terapeutico del ballo; le “adorazioni del re Davide”, che noi viviamo esponendo Gesù per adorarlo con tutto il corpo; i campi di danza per giovani...; i ritiri e gli stage di danza che offriamo a coloro che ce li chiedono espressamente».
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