Chiesa e identità di genere
L’autore del testo, prefetto emerito della Congregazione per l’Educazione Cattolica (ora Dicastero per la Cultura e l’Educazione), ha un bagaglio importante di studi in ambito psicologico, antropologico, teologico e canonico. La sua proposta è una sintesi che dà indicazioni su un metodo per favorire il dialogo, in un tempo in cui sembra prevalere la conflittualità come modalità di affrontare le questioni. Il metodo riprende i tratti essenziali di quello trascendentale di Lonergan, coniugando presupposti metafisici con necessarie verifiche pratiche: senza un metadiscorso, non è possibile accedere al livello dei significati. D’altra parte, non è possibile fare a meno dell’esperienza e dell’osservazione che viene dal sapere umano e dalla ricerca scientifica, pur tenendo conto che essa ha i suoi limiti.
Come sostiene Fumagalli per il rapporto tra sessuologia ed esperienza sessuale, anche l’apporto scientifico all’interpretazione dell’esperienza umana è decisivo e limitato: decisivo perché fornisce gli elementi imprescindibili della conoscenza antropologica; limitato perché la domanda sul senso dell’esperienza trascende la sua competenza. La conoscenza, poi, è sempre culturalmente inserita, quindi vanno riconosciuti i condizionamenti che entrano in gioco in questo ambito.
Infine, è necessario tenere insieme verità e carità: la prima senza la seconda diventa un rigido rigorismo, la seconda senza la prima un relativismo lassista. In concreto, l’autore considera alcune questioni, in particolare quella delle benedizioni di unioni irregolari e quella dell’ammissione di persone con tendenze omosessuali all’ordine sacro. In entrambi i casi emerge la necessità di un camminare insieme, per cui diventa decisivo il ruolo dell’educazione e della formazione per una piena maturità umana e affettiva.
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