Elogio del gruppo adolescente
In studio mi arriva un ragazzino di 14 anni e mi racconta le sue difficoltà nel passaggio alla scuola superiore. «Speravo di avere una classe dove potermi fare un gruppo, ma ancora non ci troviamo. Andava meglio lo scorso anno alle medie, mi sento un po’ perso, vorrei tanto avere degli amici ma non riesco». Anche una mamma mi racconta che cerca di spingere fuori casa il figliolo sempre appiccicato ai videoschermi, e che, mi ripete, «fa la fossa sul divano».
Invece di entrare nel cuore della loro età, nel mondo dei compagni e compagne, alcuni ragazzi e ragazze si sottraggono a questo appuntamento e se ne stanno chiusi in camera da letto o comunque isolati. Pensare che il ragazzino perso in casa sui social, sui videogiochi o sulle serie tv sia più al sicuro di quello che se ne sta sul muretto con i suoi compagni appare un azzardo da non prendere neanche in considerazione.
Il gruppo adolescente nasce come una sorta di nuova appartenenza, come una nuova famiglia, in un’età in cui gli amici hanno sempre ragione e i genitori no. Vado con la memoria ai miei gruppi da ragazzo (nella classe, nella parrocchia, nel contesto dello sport) a cui sono grato, a distanza di decenni, per avermi permesso di uscire in modo creativo dalle radici infantili per affrontare il mare magnum della vita.
Le motivazioni sono tante. La prima è proprio quella affettiva: trovare incontri che costruiscono una relazione per conoscere gli altri e per conoscersi. La seconda è la possibilità di esplorare nuovi mondi: una vacanza estiva a 16/17 anni con la propria compagnia è davvero una possibilità per mettersi alla prova e per confrontarsi con le risorse personali. Infine, c’è la possibilità di scoprire quali sono i propri punti di forza ed eventualmente anche le proprie difficoltà nel confronto sociale tra imitazione e competizione, il tutto vissuto con il desiderio di provare a essere se stessi. Nel gruppo si vive anche la necessaria ribellione di questa età, non con il succedaneo di un videogioco ma nella realtà vissuta in mezzo agli amici.
Sembra di ascoltare le parole della famosa canzone di Max Pezzali degli 883 dal titolo Gli anni: «Gli anni delle immense compagnie / Gli anni in motorino sempre in due / Gli anni di che belli erano i film / Gli anni dei Roy Rogers come jeans / Gli anni di qualsiasi cosa fai / Gli anni del tranquillo siam qui noi / Siamo qui noi / Siamo qui noi…».
È proprio così, si apre un universo nuovo. I ragazzi e le ragazze hanno un bisogno estremo di ritrovarsi nella condivisione e anche nella solidarietà del vivere assieme gli anni magici dell’adolescenza. Anni comunque difficili, nei quali le protezioni infantili finiscono e si scopre il mondo assieme agli altri coetanei che a loro volta lo stanno scoprendo. Buon viaggio ragazzi e ragazze!
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