«En Route», un cammino benedetto
«Ma io vi ho seguito per tutta l’estate!» esclama sorpresa la signora Elsa, mentre rincasa con la spesa in mano. Quelle magliette azzurre di «En Route con sant’Antonio» e quei frati dal saio grigio o nero che da fine giugno compaiono puntuali ogni giorno sullo schermo del suo televisore in salotto, se li ritrova in carne, ossa e zaini nella piazza del suo paese, Lonigo, in provincia di Vicenza, mentre sono diretti al santuario di San Daniele dei frati minori. La scena risale a fine settembre, quando un’ultima settimana calda e luminosa accompagna i pellegrini – tra loro ben diciotto giovani frati studenti di teologia dell’Istituto sant’Antonio dottore! – fino alla meta della Basilica del Santo, a Padova, coronamento di un’estate benedetta vissuta sulle strade di Francia e d’Italia per 1.306 chilometri a piedi, sulle orme di sant’Antonio, da Brive-la-Gaillarde passando per Limoges, Clermont-Ferrand, Lyon, Chambery, il passo del Moncenisio, e poi attraversando, direzione est, tutto il Piemonte, la Lombardia, il Veneto. Valicate le Alpi a fine agosto, l’intero settembre è stato infatti dedicato all’Italia, e ha valorizzato in modo speciale le tappe presso le parrocchie e le chiese custodite dai frati conventuali, occasione per incontrare anche gli abbonati al «Messaggero di sant’Antonio» a Torino, Milano, Brescia…
Alcuni numeri
Qualcuno lo chiede espressamente: ma come si fa a camminare per 1.306 chilometri, a mettere insieme 2 milioni di passi per tanti giorni consecutivi? Un modo c’è, e si chiama partecipazione. Chiunque abbia voluto far parte dell’iniziativa ha potuto offrire il proprio contributo, in termini di passi insieme, di preghiera, di accoglienza, di benedizione reciproca. Così, se nella staffetta «ufficiale» si sono alternati in complesso 75 camminatori, è un fatto che circa altri 220 pellegrini si siano via via aggiunti per qualche tappa o anche solo per pochi chilometri. Mentre circa 5mila sono stati i fedeli nei momenti di preghiera organizzati nei tanti conventi, parrocchie, santuari, capitelli incontrati lungo il percorso. Se sommiamo poi i riscontri di audience raccolti sui social media e sulle televisioni partner del progetto (KTO per la Francia, Rete Veneta per il Nordest italiano), dobbiamo aggiungere altre migliaia di persone per ogni giorno estivo. Un dato inoppugnabile, poi, riguarda le intenzioni di preghiera per le quali si chiedeva l’intercessione di sant’Antonio che i pellegrini si sono impegnati a portare fino all’Arca del Santo a Padova, avendole raccolte di tappa in tappa per tutta l’estate, vergate di proprio pugno dai fedeli. Alla partenza di fine giugno il furgone azzurro di «En Route» conteneva 3.300 buste preparate per l’occasione (800 in francese, le restanti in italiano), ma non sono bastate! In particolare, sottostimato è risultato l’impatto che l’iniziativa avrebbe potuto avere in Francia. Tanta – mai troppa! – grazia, sant’Antonio.
La parola ai pellegrini
I numeri ancorano a un dato di realtà, ma davvero in questo caso rischiano di dire poco dell’insieme dell’esperienza, un fiume di grazia difficilmente contenibile in argini convenzionali. Marco, giovane pellegrino tra Lione e Torino, si affida a un elenco pubblicato su Instagram per provare a riassumere quanto vissuto: «Incontri, sorrisi, abbracci, fede, natura, condivisione, commozione, preghiera, fatica, ancora abbracci, semplicità, provvidenza, ascolto. Grazie En Route con sant’Antonio!». La dimensione della fraternità è stata costitutiva, innanzitutto a livello di stile, e poi, concretamente, nel modellare le relazioni interne all’équipe, rinnovata di continuo a seconda dei componenti, da un minimo di tre a un massimo di trenta persone. Più ancora, è stata un’esperienza di Chiesa in cammino, di annuncio di un bene possibile e tangibile, di fiducia e di prospettiva.
Ci siamo ritrovati a essere pellegrini di speranza, come da motto del Giubileo 2025, in piena semplicità, a volte solo con il nostro «esserci» insieme, disponibili, abbassando il livello della diffidenza e della pretesa personale per prendere sul serio la possibilità liberante di credere e camminare insieme sulle orme di Gesù. Chi ci ha provato lo conferma: la freschezza della comunità che condivide pure le fatiche in vista del bene diventa benedizione personale che rinfranca e dona speranza, ravvivando anche la propria storia personale alla luce della buona notizia. Ecco un esempio, non l’unico. Com’è che noi pellegrini bisognosi di tutto – alloggio, doccia, cibo, letto… – venivamo tante volte ringraziati dai nostri benefattori? «Un giorno – ha raccontato fra Anselme Boissonnet all’arrivo a Padova in Basilica – l’ho chiesto apertamente al signore che ci aveva ospitato. La risposta mi ha profondamente colpito: ci ringraziava perché con la nostra semplice presenza di pellegrini avevamo permesso a lui e alla sua famiglia di fare il bene».
Il cammino di «En Route» è stato «con sant’Antonio» anche fisicamente, perché in uno speciale zaino portareliquiario ha «camminato» una reliquia del Santo, lungo tutto il percorso. Ancora fra Anselme: «Come frate francescano posso dire che questa esperienza vissuta in mezzo alla gente mi ha fatto scoprire e riscoprire l’importanza della testimonianza di una vita concreta, vissuta nella semplicità e con gioia. Camminare con il nostro fratello maggiore sant’Antonio è stato molto bello, perché lo abbiamo percepito vivo negli occhi della gente che benedicevamo ogni sera, nei momenti di venerazione della reliquia». Sulla stessa linea fra Felix Wedel, riferimento del gruppo da Lione a Torino: «Sant’Antonio è stato per me un vero maestro, diventato particolarmente vicino quando ho avuto l’onore di benedire le persone che incontravamo con la sua reliquia. Era come se Antonio prendesse il sopravvento e benedicesse lui stesso coloro che, attraverso di lui, desideravano ricevere la bontà di Dio… E ho avuto la grazia di testimoniarlo!».
Giorno dopo giorno
Il bello è che, a distanza di alcune settimane dall’arrivo, la tenace persistenza del bene vissuto non accenna a calare. È esigente il bene, non si lascia mettere da parte, perché riguarda il nocciolo fondante l’essenza di ogni uomo e donna, la sua dimensione profondamente creaturale. «Non passa giorno da quando siamo tornati che io non ripensi al cammino» mi confida un giovane. E torna in mente quella canzone che di frequente Madeleine, pellegrina 23enne, intonava camminando insieme sulle strade di Francia: «Jour après jour, je cherche ta face / Jour après jour, je vois ta grâce / Plus je me rapproche / Plus j’aime louer ton nom». Ovvero: «Giorno dopo giorno, cerco il tuo volto / Giorno dopo giorno, vedo la tua grazia / Più mi avvicino / Più amo lodare il tuo nome». (Tra l’altro: Madeleine dopo «En Route con sant’Antonio» è entrata postulante tra le suore minori di san Francesco!). Ma, allora, come si fa a camminare 1.306 chilometri? Non si fa. Solo passo dopo passo, giorno dopo giorno, cercando il suo volto, con gratitudine, insieme…
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