La letizia dell’amore familiare
«È significativo che Amoris laetitia esca in pieno Giubileo della misericordia. Oggi le società umane, segnate da conflitti e violenze, hanno bisogno di riconciliazione e di perdono a cominciare dal loro nucleo vitale: la famiglia». Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo dei vescovi, commenta così l’esortazione post-sinodale firmata da papa Francesco. Msa. Qual è il legame tra Amoris laetitia e il Giubileo in corso?Baldisseri. Il testo fa riferimento tre volte all’Anno santo e per sei volte cita Misericordiae Vultus, la bolla di indizione. L’esortazione è il coronamento del cammino biennale del sinodo, durante il quale i padri sinodali si sono confrontati su tutte le dimensioni della famiglia, da quelle affettive a quelle morali, spirituali, religiose, giuridiche e sociali, ben sapendo che oggi l’istituto familiare risente di una forte crisi nel mondo intero. Il Giubileo della misericordia è davvero una buona notizia per le famiglie di ogni continente, specialmente per quelle ferite e umiliate. Il titolo, Amoris laetitia, richiama quello dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium: il Papa ci vuole ricordare la bellezza dell’amore in famiglia? Sicuramente sì. Il sinodo ha presentato la bellezza della famiglia cristiana fondata sull’amore, perché Dio è amore tra le persone, è Trinità e non solitudine. Francesco dice che l’insieme degli interventi dei padri sinodali compone un «prezioso poliedro» (Al 4). Nessuna paura delle differenze? Per il Papa la pluralità delle esperienze e dei punti di vista delle Chiese particolari è una ricchezza, non un limite. Come richiesto da Francesco, il confronto tra opinioni diverse è avvenuto con libertà e franchezza, e ha permesso di pervenire a un risultato quasi unanimemente condiviso. Il Papa dice chiaramente che «nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano» (n. 3). Le fonti citate sono estremamente varie e non riguardano soltanto il magistero pontificio… Sì, è una varietà che colpisce. A dimostrazione del fatto che il Papa attribuisce grande importanza al lavoro collegiale, la base fondamentale è costituita dai documenti conclusivi delle due assemblee sinodali, ma il testo è corredato anche da numerosi riferimenti ai padri della Chiesa (san Leone Magno e sant’Agostino), nonché a teologi medievali e moderni. San Tommaso è citato ben diciannove volte, poi abbiamo san Domenico, sant’Ignazio di Loyola (tre volte), san Roberto Bellarmino, san Giovanni della Croce e altri. Ampio e variegato il quadro degli autori contemporanei: Joseph Pieper, Antonin Sertillanges, Gabriel Marcel, Erich Fromm, santa Teresa di Lisieux, Dietrich Bonhoeffer, Jorge Luis Borges, Octavio Paz, Mario Benedetti, Martin Luther King. Tra i documenti pontifici dei predecessori vengono citati Casti Connubii di Pio XI; Mystici Corpori Christi di Pio XII; Humanae Vitae del beato Paolo VI, la Familiaris Consortio di san Giovanni Paolo II, la Deus caritas est di Benedetto XVI. Il Concilio Vaticano II è citato più di venti volte. Numerosi anche i riferimenti al Catechismo della Chiesa cattolica, all’Evangelii Gaudium e alle catechesi sulla famiglia che Francesco ha sviluppato di recente in occasione delle udienze generali. Tutto questo apparato dimostra che non c’è rottura con il passato, ma continuità. In quale aspetto può essere individuata la chiave di lettura del documento? Certamente in quella che Francesco definisce «la logica della misericordia pastorale» (n. 307). La dottrina sul matrimonio e la famiglia è riproposta senza possibilità di equivoco, ma il Papa non dimentica le fragilità delle famiglie e i loro fallimenti: «Senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno, lasciando spazio alla misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile» (n. 308). Il richiamo al discernimento interpella in particolare i vescovi… Sì, al vescovo è affidato più che mai il compito di condurre il popolo di Dio, sull’esempio di Gesù buon pastore che «chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori» (Gv 10,3). Ne consegue che, attraverso presbiteri e operatori pastorali ben preparati, deve disporre servizi appropriati per tutti coloro che sono in condizioni di disagio familiare, di crisi e di fallimento. L’esortazione chiede di distinguere caso per caso, ma secondo quale logica? La logica è, appunto, quella della misericordia, che si traduce nell’integrazione. Nessuno deve sentirsi escluso dalla comunità ecclesiale. La varietà delle situazioni concrete è infinita, per cui il Papa non ha mai preteso di arrivare a una nuova normativa generale di tipo canonico. Poiché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi» (n. 79), occorre procedere con «un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari» (n. 300). I battezzati che vivono una seconda unione possono partecipare alla vita della Chiesa in modi diversi: di qui la richiesta di vedere quali delle attuali forme di esclusione possono essere superate. Decisivo è il colloquio con il sacerdote. Francesco chiede che la persona omosessuale sia rispettata nella sua dignità e accolta, così da evitare ogni discriminazione… È così. Anche in questo caso siamo nella logica dell’integrazione. Tuttavia papa Francesco, in linea con la relazione finale del sinodo, ribadisce che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (n. 251). L’esortazione dà molta importanza alla preparazione verso il matrimonio. Con quale obiettivo? Il Papa raccomanda che ci sia un’adeguata preparazione dei fidanzati al sacramento, così da fornire loro «gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare» (n. 207). Diversi gli strumenti: occorre attingere dalla dottrina e dalle risorse spirituali della Chiesa, ma si tratta anche di individuare «percorsi pratici, consigli ben incarnati, strategie prese dall’esperienza, orientamenti psicologici» (n. 211). Il cammino deve proseguire, poi, anche dopo la celebrazione, specialmente nei primi anni di vita coniugale. Ai giovani sposi il Papa ricorda che il matrimonio non può intendersi come qualcosa di concluso: il futuro va costruito giorno per giorno con la grazia di Dio. Perché il Papa apre all’educazione sessuale dei giovani? Il Papa parla per la precisione di «educazione all’amore, alla reciproca donazione» (n. 280). I giovani, spiega Francesco, devono essere messi nella condizione di rendersi conto che sono bombardati da messaggi che non cercano il loro bene. Per questo Francesco giudica negativamente l’educazione sessuale impostata solo sulla raccomandazione di proteggersi e sul sesso sicuro, come se l’arrivo di una nuova vita fosse un pericolo da cui proteggersi. È invece importante educare alla responsabilità, alla cura reciproca, alla tenerezza rispettosa. Il documento individua aspetti positivi anche nelle unioni civili… Sì, l’esortazione ricorda che «i Padri (sinodali, ndr) hanno anche considerato la situazione particolare di un matrimonio solo civile o, fatte salve le differenze, persino di una semplice convivenza in cui, “quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio”» (n. 293). Colpiscono le parti in cui il Papa, parlando dell’amore umano, si occupa del mondo delle emozioni e perfino della dimensione erotica. Avendo uno sguardo positivo sulla bellezza dell’amore coniugale e sulla famiglia, in un’epoca di crisi globale di cui soffrono principalmente le famiglie, lo spazio dedicato dal Papa all’amore e alla sua fecondità non poteva essere piccolo, e rappresenta un contributo originale sia per il contenuto generale, sia per il modo di esporlo. Ogni espressione dell’amore nel cosiddetto Inno alla carità di san Paolo (cf. 1Cor 13,4-7) diventa occasione di una meditazione spirituale ed esistenziale a beneficio della vita degli sposi. Sono pagine in cui Francesco si dimostra capace di un’introspezione sapiente, propria di un’esperta guida spirituale che desidera favorire e accompagnare la crescita nella carità coniugale.