No smartphone

«Gliel’ho comprato perché ce l’hanno tutti», «Non volevo fosse escluso dal gruppo dei suoi coetanei». Quante volte capita di sentire una mamma spiegare così l’acquisto di uno smartphone per il proprio figlio. Sono passati trentatrè anni dalla nascita del primo «telefono intelligente» (l’IBM Simon Personal Communicator) e quasi venti dall’uscita del primo Iphone, lanciato da Steve Jobs il 9 gennaio 2007. Tante cose sono cambiate da allora. In primis, la diffusione e l’utilizzo di questi straordinari strumenti che sono entrati a tutti gli effetti nelle nostre vite. Comprese quelle dei più giovani… Un bene o un male?
Lungi dal voler demonizzare il ruolo degli smartphone, in questo libro lo psicanalista Franco De Masi affronta con obiettività pro e contro di «melafonino» e company in rapporto alle nuove generazioni. «Ho deciso di scrivere questo libro perché, lavorando come psicoanalista con ogni tipo di pazienti, ho osservato con frequenza crescente che alcuni di essi, soprattutto quelli giovani, intelligenti e sensibili oltre che sofferenti, trascorrono un periodo più o meno lungo della giornata collegati al cellulare o al computer e ritirati in una realtà alternativa e virtuale – spiega De Masi nell’introduzione –. Quando questo ritiro occupa gran parte della giornata possiamo parlare di una forma di dipendenza vera e propria. Questo fenomeno si è accentuato durante la pandemia di Covid-19, in cui alcuni adolescenti si sono immersi nel mondo virtuale dello smartphone e hanno perso progressivamente il contatto con i coetanei. La pandemia, che ha imposto un necessario isolamento sociale, ha così aggravato il loro ritiro».
Da qui la necessità di fare il punto sul rapporto odierno tra i giovani, il web e la tecnologia, a partire dall’incanto che quest’ultima suscita sulla generazione Z e Alpha (i nati tra il 1997 e il 2012 e tra i primi anni del 2010 e il 2020). «Nello spazio di internet non esistono confini – scrive ancora De Masi –: chi naviga si trova fuori da uno spazio determinato, in un ambiente potenzialmente infinito. Questa dimensione di un luogo virtualmente presente e senza confini fa dell’isolamento una peculiarità necessaria. Si può comunicare con tutti e con nessuno in particolare. Purtroppo il pericolo maggiore riguarda gli adolescenti, la cui psiche è in continua formazione e indirizzata verso la maturità adulta, che corrisponde all’assunzione delle responsabilità e alla capacità di prendersi cura dei propri simili».
Il libro prosegue analizzando normalità e patologia nella rete, riflette su età, sensorialità, pensiero, crisi generazionale e adolescenza. «L’adolescenza – continua l’autore – è un periodo critico per l’evoluzione della personalità (basti pensare alle trasformazioni del corpo), ma è soprattutto il periodo della vita in cui il sistema nervoso centrale subisce le maggiori trasformazioni. In questa età, la regione limbica, ossia la struttura situata nella porzione alla base e più profonda del cervello, sede delle emozioni e necessaria per la percezione del piacere e della paura, ha uno sviluppo maggiore rispetto alla corteccia prefrontale, che è sede delle capacità di giudizio e di riflessione. Questo sviluppo neuroanatomico spiega perché gli adolescenti hanno una componente emotiva molto forte e una funzione riflessiva più debole e siano per questo più sensibili all’influenza dell’ambiente e, di conseguenza, anche agli effetti degli strumenti informatici».
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