Quello che possiamo imparare in Africa
Non per l’Africa ma con l’Africa. C’è differenza, infatti, e molta, tra fare qualcosa per qualcuno e fare qualcosa con qualcuno. Il per «si traduce in una logica assistenzialista, identifica due posizioni diverse e istituisce una gerarchia, ribadisce una distanza»; il con, invece, «pretende reciprocità», richiede un cammino fatto insieme in cui si impara l’uno dall’altro. Proprio quest’ultima è la via scelta dall’associazione Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari), iniziata a Padova nel 1950 grazie all’intuizione e alla tenacia di un medico, Francesco Canova, e di un sacerdote, don Luigi Mazzucato, e che da oltre 70 anni si spende per la crescita dell’Africa – continente fragile ma ricco di possibilità, soprattutto umane – con una grande resilienza e profondità interiore.
Ce ne parla, in questo libro, Dante Carraro, medico e sacerdote, che dal 2008 è direttore dell’organizzazione. Il suo è, anzitutto, il racconto di un’esperienza personale nel quale riprende molte delle vicende e degli episodi che sono legati ad alcune figure del Cuamm che negli anni hanno operato per lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi sanitari locali, con un’attenzione specifica alle persone più fragili e povere. A volte la sensazione di impotenza è forte, specie di fronte a emergenze drammatiche come le epidemie, i disastri naturali, le guerre, anche se alla radice di tale sensazione spesso si trova uno schema occidentale di efficienza. Per questo l’atteggiamento scelto dagli operatori del Cuamm è quello di passare «dal lamento al rammendo nelle piccole cose come nelle grandi», nel senso di «ricucire, trovare strade nuove per dare valore a quanto sembra perduto».
L’insieme di tutte queste esperienze porta inevitabilmente a comprendere come la salute sia un bene comune globale e sia strettamente legata alle condizioni sociali, culturali, economiche e ambientali. L’Africa è giovane (il 70% della popolazione ha meno di 30 anni), ha una forza esplosiva, spesso ostacolata, che ha bisogno di nascere nel mondo: «Il nostro compito è simile a quello di un medico ostetrico che assiste, accompagna, conforta e cerca di facilitare l’evento grandioso della nascita». Per un’Africa «finalmente libera, protagonista di se stessa, capace di trasformarsi in una risorsa preziosa, intelligente, viva e utile al pianeta».