Zeina e i suoi genitori vivono a Damasco in un appartamento al piano più alto del palazzo. D’improvviso una bomba apre una voragine nel tetto e sui muri; tutti stanno sfollando, ma il padre vuol rimanere, non vuol rinunciare alla sua casa. La moglie e Zeina, invece, leggono il varco aperto nel cielo come un invito ad andare oltre, a scappare da questa situazione. Una mano tesa arriva dall’esterno, offrendo la possibilità di uscire, pur dovendosi esporre ai pericoli della strada.
Un aspetto centrale del pensiero e dell’esperienza di Nouwen è la comunità, un tema del quale il prete olandese ha trattato in molti articoli e conferenze, ma che soprattutto rappresenta una dimensione che ha potuto vivere concretamente da quando è entrato nella Comunità dell’Arca di Daybreak (fondata nel 1969 a Richmond Hill, nell’Ontario, in Canada).
Scrivere la vita di Gesù è un’impresa ardua nella quale molti, a partire dagli evangelisti, si sono cimentati. Non è questo lo scopo di Régis Burnet, storico e filosofo francese, esperto del giudaismo e del cristianesimo delle origini, che insegna esegesi neotestamentaria all’Università cattolica di Lovanio. Il suo libro – nella traduzione di Marisa Patarino – ci propone una giornata della vita di Gesù, percorsa secondo la suddivisione temporale dell’antichità: quattro veglie e dodici ore, a partire dalla prima veglia, al tramonto del sole.
Il prete milanese, teologo morale e bioeticista, esplora il terreno della libertà e dell’identità della persona, alla ricerca dei motivi che oggi portano a un sensibile calo della generazione di figli. L’indagine parte dalla situazione demografica italiana, analizzando il tema da un punto di vista psicologico, etico-filosofico e biblico, e rilevando alcune criticità odierne, soprattutto l’incapacità di scegliere per diventare soggetti autonomi e di impegnare la propria libertà con l’altro.
Parla di dolore e di speranza, di morte e di ricominciamenti. Parla soprattutto di relazioni, Io e Gio, opera prima del giovane (classe 1991) scrittore vicentino Francesco Prosdocimi. Un romanzo che lascia il segno, per lo stile di scrittura limpido, per i dialoghi serrati ed essenziali e per una capacità di sintesi che nulla toglie alla profondità dei personaggi e dei loro sentimenti.
Un breve saggio in cui Morin, a partire dalla sua memoria storica, mette a disposizione il suo pensiero critico e autocritico per considerare la tragedia della guerra nella complessità del mondo in cui viviamo, sempre più interconnesso ma non solidale. Tratteggia alcune deformazioni (come la «spionite», l’isteria di guerra e la criminalizzazione del popolo nemico), per poi concentrarsi sul contesto dell’Ucraina, proponendo alcune interessanti chiavi di lettura e richiamando l’urgenza della pace.