Spesso si è pensato che la narrazione fosse semplicemente il modo di comunicare le cose, ma che solo l’intelligenza logico-critica fosse quella veramente capace di far crescere il sapere e la conoscenza dell’uomo. In realtà le storie non servono solo per essere raccontate, ma servono per pensare. La logica si muove sul piano del presente e della contemporaneità; non funziona con la causalità e la previsione.
I suoi libri hanno «nutrito» intere generazioni di giovani e forse non sono mai stati tanto famosi come oggi. Le sue storie hanno ispirato decine e decine di film e serie tv, per non parlare del turismo. Eppure Jane Austen nasceva ben 250 anni fa, in un'epoca molto diversa dalla nostra. Come mai allora Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento, Emma, Persuasione... - solo per citare alcune opere della scrittrice britannica vissuta tra il 1775 e il 1817 - restano quanto mai attuali e apprezzate dalle nuove generazioni?
«Gliel’ho comprato perché ce l’hanno tutti», «Non volevo fosse escluso dal gruppo dei suoi coetanei». Quante volte capita di sentire una mamma spiegare così l’acquisto di uno smartphone per il proprio figlio. Sono passati trentatrè anni dalla nascita del primo «telefono intelligente» (l’IBM Simon Personal Communicator) e quasi venti dall’uscita del primo Iphone, lanciato da Steve Jobs il 9 gennaio 2007. Tante cose sono cambiate da allora. In primis, la diffusione e l’utilizzo di questi straordinari strumenti che sono entrati a tutti gli effetti nelle nostre vite.
Le serie TV sono uno dei prodotti mediatici più coinvolgenti nel panorama attuale; molti ritengono che costituiscano solo una forma di divertimento o una perdita di tempio. Invece sono affrontati, in vario modo, molti temi che toccano l’esistenza umana e che, come mostra l’autore di questo libro, possono avere anche dei risvolti teologici.
Avete mai fatto caso a come date la mano per salutare qualcuno? No, non c’è un solo modo per dare la mano… Ad esempio, sapete che se porgete la mano con il palmo verso il basso state esprimendo un segno di predominio? E che se invece con l’altra mano toccate anche un’altra parte del corpo della persona state mitigando la formalità del gesto? Che dire poi di chi accavalla le gambe in senso contrario a un interlocutore (segnale che indica una barriera), di chi incrocia le braccia (tipico segnale di chiusura) o di chi lo fa con braccia sollevate e mani sui gomiti (segnale di autoconforto)?
«Incursioni dantesche». Le propone l’autore, il quale commenta brevi terzine della Commedia mettendo in evidenza l’attualità dei temi trattati soprattutto in materia esistenziale, etica e politica: «Come le stelle per gli antichi naviganti costituivano segnali sicuri nel loro percorso notturno, così i versi del maestro Dante possono illuminare, nella notte che gli uomini e il mondo di oggi vivono, il cammino verso l’alba radiosa della realizzazione personale e del rinnovamento sociale».