Il dolore delle donne

Da qualche anno ormai, da più parti si auspica che nelle scuole vengano introdotti specifici corsi di educazione affettiva per aiutare i nostri ragazzi a maturare una corretta gestione delle emozioni che, se approcciate male, spesso stanno all’origine di comportamenti antisociali, aggressivi e violenti, soprattutto nei confronti delle donne. Eppure questi stessi ragazzi ogni giorno nelle aule incontrano donne maltrattate, la cui vicenda, se analizzata in modo differente da come accade normalmente, potrebbe rappresentare una fonte inesauribile di riflessioni e insegnamenti per contrastare la violenza di genere. Chi sono queste donne? Era, Petra, Francesca, Griselda, Caterina, Eulalie, Gertrude, Lucia, Emma, Sybil, Nora, Rosaria, Angela, Marianna… Donne le cui storie vengono narrate da secoli e che i nostri figli studiano sui loro libri di testo. Storie alle quali la letteratura ha dedicato pagine indimenticabili e spesso di una ferocia inaudita.
A ricordarlo, con chiarezza e completezza di analisi, Stefano Motta – insegnante, giornalista e critico letterario, tra i maggiori esperti italiani di Manzoni – nel suo interessante volume Il dolore delle donne. «Quante volte – scrive nell’Introduzione – le pagine che noi affidiamo allo studio dei nostri alunni sono pagine rosse del sangue e del dolore delle donne? Quante volte ci limitiamo a commentarle solo dal punto di vista retorico ed estetico, senza renderci conto che, non appena noi lasciamo l’aula al suono della campanella, queste storie sedimentano e lasciano tracce?». Eppure la letteratura «proprio per la fascinazione intrinseca delle parole ben scritte, ha la possibilità di essere educativa. O diseducativa. Ma comunque ha un enorme potere». Perché, ricorda ancora l’autore, «Prima di convocare (a scuola, ndr) influencer contemporanei per progetti di sensibilizzazione – così è stato detto dopo l’ennesimo delitto – varrà la pena capire quanti e quali influencer abbiano nel corso delle lezioni trasmesso cliché, insinuazioni più o meno esplicite, stereotipi che si sono sedimentati e hanno lasciato traccia. Perché Omero, Dante, Boccaccio, Manzoni influenzano eccome!».
La vera letteratura, quella che si studia a scuola, ha infatti sempre un valore universale. Narra storie che sono archetipi capaci di attraversare nella loro perenne attualità secoli e millenni. Racconta dinamiche valide anche oggi. E, soprattutto, nasce dalle ferite ed è proprio questo a renderla salvifica.
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