Quattro donne per la Festa di Matera
Una radicata devozione popolare ha sempre convinto la Chiesa a mantenere il 2 luglio, in tre città, la ricorrenza della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta. Entrambe stavano per diventare madri, evento santo, sorprendente. I loro figli saranno Gesù e Giovanni Battista. Questo si ricorda e questo si festeggia, il 2 luglio, in Sicilia, in Toscana, in Basilicata. A Enna, a Siena e a Matera.
Feste grandi, entusiaste, adrenaliniche. Sacre. Feste di Chiesa, feste di popolo. Avvolgente e infinita, la processione nella città siciliana; Siena, da parte sua, è resa celebre dalla corsa del Palio. A Matera, un corteo grandioso trasporta la statua della Madonna della Bruna per le strade della città lucana. Un Carro Trionfale, da oltre tre secoli, accoglie Maria per questo suo viaggio. Il Carro è una grande «macchina» barocca, costruita in cartapesta in cinque mesi di lavoro e fatica: viene trainato, nel pomeriggio caldissimo del secondo giorno di luglio, da otto muli. In un’andata e ritorno dalla periferia della città alla Cattedrale, chiesa che svetta altissima sulla meraviglia dei Sassi.
Quest’anno, per la prima volta nella storia della Festa della Bruna, la costruzione del Carro è stata affidata a quattro artiste. Quattro donne hanno disegnato, vinto un «concorso», progettato e costruito il Carro Trionfale. Elena, Annalisa, Luigina e Laura hanno tra i 39 e i 43 anni. Sono artigiane, scenografe, scultrici, pittrici. Sono mamme: nove figli, a contarli tutti. Hanno in comune un vecchio liceo artistico. E una profonda religiosità, storie cresciute nelle parrocchie di Matera. Negli ultimi anni, altre donne avevano partecipato alla costruzione del Carro, ma mai, in oltre tre secoli, ne sono state le sole artefici. Fino a quest’anno, il Carro è sempre stata una storia al maschile. Per questo cambiamento, la storia delle quattro artiste è importante. Per la città, per il Sud, per l’Italia.
Il progetto del Carro è ispirato a un tema evangelico. Quest’anno un passo del Vangelo di Luca ha ispirato il progetto: «Donna, ecco tuo figlio. Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Dal mistero dell’Eucarestia ai ministeri della Chiesa».
Vado alla Fabbrica del Carro, nel quartiere di Piccianello. Ultimi ritocchi. Le quattro artiste sono euforiche, allegre. Hanno la pelle d’oca. Emozionate, sanno di aver portato a termine un'impresa. «È come se fossimo state chiamate» dicono. Il Carro ha i suoi colori pastello, la sua eleganza popolare, una vivacità leggera. Bella la statua della Madonna, dai tratti mediorientali, seduta nella nicchia sul retro del Carro.
Rimane sempre lo stupore, per chi non è di Matera, del destino finale di questa «macchina viaggiante»: nella notte del 2 luglio, una volta ricondotta Maria in Cattedrale, il Carro ridiscenderà le strade dei Sassi per raggiungere la piazza più grande della città. E, non appena vi apparirà, sarà assalito dai materani più coraggiosi, giovani e spavaldi. In pochi minuti sarà strazzato, distrutto. Ci si contenderà, a strappi, le statue più preziose, gli angioletti più delicati, i decori più colorati. Una sorta di follia sacra: ciò che viene fatto a pezzi rinascerà. Quando le prima volte chiedevo, stupito, le ragioni di questa «distruzione», mi hanno sempre risposto: «A mmogghjë a mmogghjë all'onn cj vahnë» (Sempre meglio l’anno prossimo). Il Carro verrà ricostruito più bello. E adesso che è arte di donne, questa è una certezza.
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